Il mio amico e collega Daniele, dopo la telefonata di ieri sera che verteva sull’idea che i paesaggio vegetali casuali che ci circondano e che sarebbe bello guardare nel loro puro e semplice apparire, stamane mi ha inviato una foto accompagnata da questo testo:
“Quando mi capita di guardare queste micro porzioni di mondo, dove ritrovo un tempo paziente, capisco che un paesaggio non è dato dalle cose di cui è fatto, ma dai rapporti tra quelle cose e dalla relazione che quei rappori intrattengono con lo sguardo: il paesaggio è allora un rapporto di relazioni nel tempo? Ma al di là di queste inutili definizioni, capisco che se non mi chiedo cosa sia un paesaggio, so perfettamente cos’è; ma se me lo chiedo sono incapace di spiegarlo! Forse il paesaggio è tutto ciò che non è, perché non rientra nella dimensione dell’essere, ma in quella del tempo, in cui l’essere è come diceva il Manga un’eccezione al Nulla, dove l’apparenza è solo una rivelazione nello sguardo …”
Sono d’accordo con i suoi dubbi!