Dalla teoria, alla pratica della sostenibilità degli spazi verdi, quanta energia contraria, quanta sprecata e quanta inefficace!
Non rimane che tentare di avvicinarsi per quanto possibile alla comprensione del funzionamento del sistema paesaggio vegetale.
Comprendere ciò a piccola e grande scala è probabilmente il primo passo per evitare ancora questo spreco, che alla lunga potremmo anche chiamare un perseverante sciupio.
Se accostare il significato di habitat a quello di giardino sembrerà una ambiziosa forzatura, ci vedrei piuttosto un salto cognitivo necessario per cercare di orientare gli spazi verdi verso una concreta sostenibilità.
Cimentarsi in questo senso prevede inevitabilmente l’ingresso empatico nel funzionamento dei fenomeni vitali che sono alla base dei cicli della vegetazione come della fertilità del terreno.
Insomma, bisogna arrivare a capire che valgono certo le tecnicalità agrobotaniche, ma anche che occorre una diversa disposizione di spirito verso il multiforme e variopinto sistema vegetale.
Di queste apparenze verdi dobbiamo fidarci per inventarci sempre migliori comunità vegetali come forme approssimate di adattamenti al luogo.
Se progettare è come sognare, bisogna che il sogno del giardiniere sia anche il sogno del luogo.