Abitando in campagna seguo quotidianamente le trasformazioni stagionali degli sparuti fazzoletti di habitat superstiti lungo la via che mi conduce in città. Circa a metà del percorso si apre una zona rocciosa calcarenitica, dove prospera una scarna gariga che in aprile è un mosaico di variopinte tessiture vegetali.
Il rosa carico dei becco di gru di Gussone (Erodium nervulosum), il blu elettrico delle arganette azzurre (Alcanna tinctoria), il giallo acido dei pulvini delle Euforbia spinosa (Euforbia spinosa), inebrianti di un corposo profumo di miele.
Ma, l’aspetto che mi affascina maggiormente compare più in là di qualche settimana, a maggio quando uno spettacolo discreto e quasi immateriale ritorna a far ondeggiare il lino delle fate, la graminacea (Stipa austroitalica subsp. austroitalica*) che, ad ogni minimo refolo, dà corpo al vento che sembra ricambiare con un’eterea bellezza.
Campi di luce cangianti come iridescenti ologrammi, quasi a voler certificare davanti al cielo l’autenticità più profonda di questi paesaggi vegetali.
*unica specie botanica locale definita prioritaria dall’Unione Europea