Bisognerebbe sempre approfittare di trasformare in un piccolo viaggio il percorso che si compie per dovere nelle immancabili commissioni giornaliere. Mi viene in mente Thoreau che diceva: “Per metà del cammino non facciamo che ritornare sui nostri passi”. Questa osservazione, se applicata, può diventare motivo di inusitate scoperte.
In fondo non c’è nulla di così banale da non poter essere scoperto nella sua istantanea unicità del tempo del momento in cui ci troviamo a transitargli accanto.
Al ritorno da un impegno decido all’ultimo di virare per una via che, sebbene mi allunghi il tragitto del ritorno, sento mi potrebbe riservare qualche dose inaspettata di sorpresa. Il solo nominarle esplorazioni, queste camminate si può trasformarle in vere e proprie piccole avventure urbane.
Lungo la via che precede l’intersezione che conduce alla mia destinazione, lo sguardo mi cade su una veranda di una casa unifamiliare, dalle linee semplici e garbate, dove sono accatastate generazioni fittili di contenitori per piante dalle fogge più varie, perciò accumulati in decenni di appassionata dedizione alla coltivazione di piante in vaso. Non posso non abbinare questo stato di dismissione generale all’assenza del curatore di quello spazio. Penso che ogni vaso aveva una pianta, ogni vaso il suo terreno, ogni vaso un’attesa di speranza, di permanenza e miglioramento. Mi sovviene di aver dato a mio modo una definizione di giardiniere.
Più piccolo è lo spazio che abbiamo a disposizione e maggiore deve essere la precisione dei gesti di cura che si devono compiere. A volte possiamo dire che, miracolosamente, basti la “sola presenza”; che le piante, sicuramente, se ne accorgono!
L’unico errore dei giardinieri è forse quello di non addestrare un degno successore di questo regno vivente sessile. Al cospetto di questa decadenza dovrei essere tentato di voltare in fretta lo sguardo, invece mi trattengo per un richiamo che non capisco bene; per questo scatto una fotografia per riguardarla dopo, la sera con calma.
Penso che il vuoto vegetale di quello spazio mi dà la libertà di immaginare la più policromatica e multiforme oasi urbana di foglie e di fiori assieme ai dissolti gesti di quel giardiniere.