La contraddizione mediterranea dell’autunno salentino, ottobre 2020

La contraddizione mediterranea dell’autunno salentino, ottobre 2020

Nel giardino finalmente inerbito dopo alcune insistenti piogge di ottobre, tra i sottilissimi fili d’erba*1 di un pratello, occhieggiano alcune gracili piantine di narciso*2, di di scilla*3, autunnali e di ranuncolo rosulato*4. Pianticelle s’ergono come piccoli miracoli di stagione che quasi non si speravano più. Semi, bulbi, gemme dormienti schiudono alla luce tutta la potenzialità vitale.

Aspetti minimi che fanno pensare al giardino mediterraneo come ad un antigiardino tanto questo è dipendente dal paesaggio e tanto sia davvero poco domesticabile. Si tratta di un’incomprensione di fondo da cui potrebbero nascere, e spesso nascono, le difficoltà. E tutto nel vano tentativo di farne un “vero” giardino, quello, per intenderci secondo i canoni occidentali.

L’essenza del giardino mediterraneo sta invece nei suoi limiti fisiologici che vanno oltre i suoi confini e che ritroviamo nel paesaggio; si potrebbe anzi dire che i giardini mediterranei si fondano essenzialmente sull’equivoco di una contraddizione fitoclimatica anticiclica rispetto a quella dei climi continentali.

Il giardino, e il giardino in clima mediterraneo, in particolare, si realizza nella fusione dello stato umorale del suo giardiniere, nella sua capacità di apprezzarne i limiti del contrappasso estetico necessari ai momenti di concentrata esuberanza. Momenti che sono gli esiti del fatto di averci creduto e che rendono orgogliosi della pazienza avuta.

La misteriosa terrosità del substrato di crescita delle piante ha un richiamo sottile se solo vi si introducono i sensi. Si tratta della fertilità che andiamo cercando, quella comune che connette i neuroni alle radici: una specie di con-fusione organica e immaginifica che si realizza nella testa del giardiniere appassionato. Solo chi l’ha provato sa di cosa sto parlando.

L’immanenza del giardiniere non si può apprendere in nessun corso. Le tecnicalità agrobotaniche sono solo una cassetta degli attrezzi del giardiniere. È solo grazie all’“empirismo delicato” e all’immanenza biofila ed empatica, che si può entrare nel piano creativo più congeniale al giardino, all’orto, al frutteto, al campo coltivato di cui il suolo è il motore (apparentemente) immobile. Costruire un giardino è sempre l’esercizio di una poetica mai troppo prevedibile che a volte assume risvolti quasi impensabili, prima del suo farsi materiale. C’è un’eccitazione sensuale, in questa imprevedibilità, che non si sa da dove esattamente provenga. Se dal fatto di realizzare qualcosa che già si aveva in mente o piuttosto da ciò che era nella mente del paesaggio come un insieme di terreno, rocce, piante, animali, microbi e connessioni nervose (le nostre) collegate dalla giusta e spontanea concentrazione.

 

*1 Stipa capensis Thunb.;  *2 Narcissus serotinus L.; *3 Prospero autumnale (L.) Speta subsp. Autumnale; *4 Ranunculus bullatus L.