Quale forza misteriosa spinge a circondarsi di così tante piante di ogni forma di fiori e fogliami, che quasi non importa l’ossessione di saperne la tassonomia. Fare un giardino significa ricrearlo ogni giorno. In questo luogo protetto e affollato di vita di provenienza planetaria, e si potrebbe dire pure interstellare, tutto è mobile e mutevole alla luce come al buio.
C’è da apprezzare la premura del giardiniere che avrebbe preferito ospitarci di pomeriggio con quella luce soffice per intensità e declinazione che aggrazia meglio le apparenze vegetali.
Un cancelletto suggerisce la vastità dello spazio aperto del contado molisano.
Il recinto difende una separazione fittizia e sostanziale che non tiene quando il pensiero porta lontano nella varietà degli habitat da cui provengono le piante, mentre rimane un posto che nessuno crede esita davvero circondato com’è dall’ovvietà delle stoppie.