Non è da credere che ci sia creatura più sensibile di un pioppo* isolato in un prato. Guardarlo, nella sua spensierata espansione. Sembrerebbe uno di quegli adolescenti un po’ sgraziati, cresciuti troppo in fretta. Eppure, a ogni refolo di vento lo si vedrebbe animarsi per quel nulla e spesso solo da un lato. Ogni singola foglia ha un bel da fare a ruotare attorno al suo picciolo e poi passale il moto al rametto e dal rametto alle catena armonica delle branche.
Se si fosse sensibili come quel pioppo dovremmo sentire la singola foglia che risuona nel tronco, per come piantato in terra da sembrare masso minerale.
Con il pioppo ci scambiamo l’aria come una cosa che rimescola le carte dei ruoli, dei sensi e dei partiti presi. Ci fa stare ammirati ognuno al suo posto, con la contentezza per una giornata di sole. Una contentezza avvertita come nativa per la precarietà condivisa. Sentire che, come quegli adolescenti, questo pioppo ci mancherà, ci sorprende, di cosa ci possa in fondo mai mancare di lui.
*pioppo nero (Populus nigra)