Perché intervenire nei luoghi, sempre e comunque?
È forse venuto il tempo di superare l’innata propensione del fare a tutti i costi e rimettere in gioco l’unica vera modernità oggi possibile, quella di rendere tali luoghi semplicemente visibili, comportandosi così da veri artisti dello spazio.
I calanchi di Aliano sono tra quei posti che devono rimanere meri effetti di natura.
In un mondo divenuto così piccolo e sovraffollato è impossibile immaginare l’umanità priva di spazi riservati all’esercizio delle facoltà più elettivamente umane. In questo senso occorre rivalutare l’idea dei giardini come luoghi indispensabili a rigenerare noi stessi. In effetti, chi può dire vinta la partita di una possibile gestione del paesaggio?
I paesaggi seguono le loro inerzie sempre più prive di qualunque coerenza anche a dispetto del proliferare di norme a sua tutela. Capannoni, torri eoliche, villaggi turistici, ecc. ormai non possono che sorgere lì dove mai vorremmo, sempre lì a provocarci nuovi shock.
Capiamo che per gli interessi di pochi cambiano i connotati della storia impressa nelle terra di tutti.
Gli scontri per i paesaggi sono battaglie di civiltà, allo stato attuale, molte volte perse già nel solo pensiero.
Non sarà che dobbiamo rivolgere la nostre energie alla più concreta idea di giardino come l’ultima occasione di riservare i luoghi, a volte anche così come sono, senza la necessità di aggiungere neppure un cipresso, ma semplicemente rendendoli visibili?