Il Salento: una terra (ormai) tutta a pezzetti, gennaio 2021

Il Salento: una terra (ormai) tutta a pezzetti, gennaio 2021

Che razza di verbo è il verbo ritagliare? Rievoca subito magari l’innocenza dell’infanzia, di quando da bambini separavamo con le forbici figure stampare su di un album. Oggi questo verbo mi sembra evocare l’esatto opposto dell’innocenza, bensì quella di una presunta, se non colpevolezza, almeno furbizia degli adulti di oggi. Non so cosa di preciso mi abbia suscitato questo, forse troppo sfiduciato, ma assillante pensiero. Ho però il fondato sospetto che esso nasca dal cupo riflesso dei paesaggi che mi circondano.

Questo sospetto diventa certezza davanti a tutti quegli alberi della città, così meticolosamente ritagliati dalla volenterosa amministrazione comunale. Dico ritagliati, dato che di potatura non si può proprio parlare, per descrivere tutto questo togliere e togliere, foglie e rami e branche, tutte in una volta.

Poi cerco un po’ di consolazione in campagna, ma superato il cimitero, che un tempo era il limite invalicabile dell’urbano, la campagna mi appare anch’essa ritagliata in un collage di poligoni terrieri che di territorio non hanno più la benché minima apparenza. Tutte queste figure piane, questi frazionamenti euclidei di mondo rurale, sono diventate porzioni ben separate e protette da alti muri, dove ognuno può consumare la sua dose di creativo bricolage combinato di edilizia e vegetazione. Questa parafernalia, da queste parti le si chiamano ville, ma che sicuramente ignorano la grazia di quelle di un tempo, tanto ben armonizzate da formare esse stesse paesaggio. Le attuali dimore moderne di campagna danno solo l’idea una domiciliazione ispirata dall’appropriazione, più che dal puro desiderio di abitare un luogo. Queste nuove ville: mi sembrano solo un’appropriazione netta e unidirezionale che non restituisce nulla al contesto. Queste ville di campagna, prendono tutto e non restituiscono nulla.

In questi due esempi dati dal verbo ritagliare è forse racchiuso l’umore, che non so più se definire carattere, tanto è in me stabilmente presente. Il carattere umorale o forse, sarebbe meglio definire, umore caratteriale, credo comunque abbia nel verbo ritagliare la sua leva più espressiva. Forse che tutto sia partito dall’incoraggiamento materno e del tutto apparentemente innocente, di ritagliarsi un posto nel mondo? A questo punto rimarrebbe solo la speranza che almeno il cielo sia per tutti, e mi viene in mente una filastrocca di Gianni Rodari che si conclude con: “spiegatemi voi dunque, in prosa o in versetti, perché il cielo è uno solo e la Terra è tutta a pezzetti”.