Ritorno in giardino, aprile 2020

Ritorno in giardino, aprile 2020

Avverto al ritorno il sollievo del giardino che è rimasto lì col fiato sospeso di sapermi sperduto vanamente nel mondo

Le ferule* che ho seminato oltre un lustro fa e che nell’ultima visita in giardino mi erano apparse come nuvole vaghe di fili verdi hanno emesso i loro potenti scapi fiorali.

Quest’anno ne sono fiorite cinque, tutte sprigionano una luce che riflette il cielo d’aprile.

Queste grandi ombrellifere mi sembrano svagati giocolieri fermi agli angoli interni del giardino per far intrattenere lo sguardo tenendo sospese sfere di innumerevoli gialli.

Pare che passino da uno stelo all’altro senza mai cadere mentre vorticano insetti astronauti inebriati con il naso inzuppato di zolfo.

Anche in giardino, anzi proprio nel giardino, lo possiamo imparare.

Occorre perfezionarsi nell’”agire efficace tramite il non agire”.

Qui possiamo vedere come colui che ha ordinato sé stesso non abbisogna di comandare per ottenere che tutto si esegua, mentre colui che non ha ordinato sé stesso, anche se impartirà ordini, non otterrà l’obbedienza altrui.

Il giardiniere non arreda, egli è piuttosto l’organizzatore del dialogo tra la pianta e il posto. Per lui non contano i cataloghi piante, egli sa che ci sono molte più piante, e tante quante sono gli infiniti luoghi in cui le può piantare. Egli sa che ogni pianta è una trasformista che dipende dai luoghi che trasforma.

 

Ferula communis L.