Dice Gilles Clément, e chi è pratico sa di cosa parlo, il giardiniere ha la spina dorsale robusta.
La scorsa primavera piegato a scrutare un campo erboso appena fuori il mio giardino, rinvenni due esemplari di orchidea di Robert (Himantoglossum robertianum), una bella scoperta data la estrema rarità della specie, qui nel Salento. Sono tornato in questo fine di autunno a vedere di ritrovarle, ovviamente allo stadio di rosette fogliari. Già da lontano vedevo che il terreno era stato arato.
Mi veniva da pensare come ormai sia difficile sopravvivere sia a essere piante, ma anche animali e pure come uomini.
Avvicinandomi al supposto luogo dell’avvistamento, ho visto che l’aratura riguardava solo una fascia, detta precesa, un adempimento obbligatorio, da eseguire per limitare la diffusione degli incendi estivi. Avanzo sperando che le due piante stiano fuori dalla zona lavorata.
È una stagione di passaggio, tra la paglia secca si affretta una nuova vegetazione in ripresa.
Un po’ di passaggi su e giù e ad un tratto eccola la rosa verde appressata al terreno con quel sussulto di turgida distinzione. Lo scapo fiorale che si alzerà in primavera, non mi manca, ma è bello attenderlo, mentre quel vuoto in se ha qualcosa di inimmaginabile e misterioso.
Più in là scorgo la seconda pianta che speravo di ritrovare. Continuo ad esplorare la zona, il secco estivo ormai è quasi sommerso, dando asilo al nuovo vivere vegetale, e mentre penso a questo ciclico ritorno della vita, una terza rosetta mi appare innanzi.
Le tre piante dimorano in un fazzoletto di poche decine di metri quadri.
Saranno solo tre, tante altre o di più ancora?
Intorno, nella solita campagna urbana salentina, non vedo molti altri possibili habitat. Eppure sono lì non per un caso o una dimenticanza dei distruttori. Sono lì per una combinazione millimetrica di disturbo antropico e naturalità che chiamiamo paesaggio vegetale.
A queste orchidee, seppur a rischio dell’anonimato (sempre meglio dell’estinzione), pur di vivere gli sta pure bene essere scambiate, anche agli occhi delle pecore al pascolo, per delle qualunque scille marittime.
Lunga vita alle orchidee (ancora) ritrovate!