Io e il mio amico Dan tornavamo dal dovere degli aggiornamenti professionali. Con gli sguardi svogliati, forse alienati dall’esperienza appena vissuta. Percorrendo la tangenziale, la luce era ormai declinata al tardo pomeriggio. Non avendo mai dismesso la pratica militante di osservatore di campagne, sobbalzo e faccio sobbalzare l’amico alla guida, quasi a farlo sbandare…
Ipotizziamo possa trattarsi di un endemismo floristico puntiforme passato inosservato. Senza troppo insistere, lo convinco a tornare indietro; imbocchiamo la prima uscita. Non era facile trovare un posto dove sostare ma la curiosità ci fa materializzare davanti un strada senza uscita, un po’ distante ma utile. Qui un ambulante intento è a leggere Novella 2000, espone la sua mercanzia ortofrutticola di primizie iperrealiste, lucide e giganti, senza neppure un frutto di stagione.
Come raggiungere quelle piante che si intravedevano lontane tra le frasche? tra l’erba alta? intanto i nostri piedi scoprono un terreno sconnessissimo, fatto di macerie e rifiuti di ogni tipo.
A tratti non riesco più a vedere il compagno d’avventura, di cui sento solo la traccia sonora delle imprecazioni, sommersi come siamo dai multiformi fogliami. Passo a passo, le piante variano il repertorio tassonomico di improbabili generi botanici di specie, più parallele che reali, di verbaschi, lupini, digitali, … ci troviamo sudati al cospetto delle piante agognate.
Si concretizza così l’idea che è sempre bene non provare a scoprire troppo dei misteri che ci circondano.
Nessuna rarità botanica, si tratta di comuni bocche di leone rosse* che spiccano nel bagliore, controluce e soffuso, di un pomeriggio di maggio, nella periferia li Lecce.
Tornati alla macchina sfatti dalla lotta con rovi e cardi, l’ambulante, ignaro della nostra maldestra sfida, è ancora lì, imperturbabile, a leggere Novella 2000.
*Antirrhinum majus L. subsp. majus