Vigilia di Natale, in lontananza la città brulicante di vetture.
Variazioni biancastre, che i piani urbanistici denominano, città consolidata.
Nel pianoro roccioso non ancora del tutto scoticato della sua gariga di timo arbustivo* si intravede una Gerusalemme immaginaria nel suo paesaggio un po’ defenestrato e vagamente natalizio.
Un mio amico botanico ha insegnato che si tratta di vegetazioni pregevoli e tipiche del mediterraneo orientale, localmente chiamate tumare.
Attraversarle oggi è sentirsi in un luogo troppo scoperto, tanto da avvertire la minaccia di un’aggressività tecnica e impalpabile.
Paesaggio in cerca, più che di liberazione (non sapendo individuare l’oppressore), di una possibilità per rivificare le mitiche illusioni rupestri dei racconti ascoltati da bambino.
*Thymus capitatus